Questo sito NON utilizza cookie di profilazione. Proseguendo nella navigazione si accetta l'utilizzo dei cookie eventualmente di terze parti. Per maggiori informazioni vi invitiamo a leggere l'informativa estesa.
SOSTENIBILITÀ 29-01-2021

Bioenergy Europe risponde al report “Money to Burn

L’Associazione europea delle biomasse risponde all’inchiesta giornalistica del Guardian

Da tempo, l'industria europea della bioenergia è impegnata a contribuire alla transizione energetica europea dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Nonostante questo impegno, il settore subisce spesso critiche superficiali e fuorvianti che non rispecchiano la realtà.
È il caso della recente inchiesta giornalistica “Money to burn” pubblicata, fra le altre, anche dalla testata giornalistica inglese The Guardian con il titolo “Carbon-neutrality is a fairy tale”, a cui  Bioenergy Europe, la principale associazione europea che riunisce oltre 40 associazioni (tra cui per l’Italia AIEL) e 90 imprese del settore, ha dedicato un approfondimento facendo chiarezza sui principali fatti riguardanti il settore delle biomasse.

Una gestione sostenibile delle foreste europee è in grado di garantire il contributo determinante della bioenergia per abbattere le emissioni di carbonio in Europa. Le preoccupazioni sulla deforestazione non sono fondate: lo stock di carbonio nelle foreste europee è in costante aumento nel corso degli ultimi anni, e risulta perfettamente in grado di fornire sia materie prime legnose per la bioeconomia e la bioenergia, sia di garantire la permanenza di un serbatoio per l’assorbimento di carbonio dall’atmosfera.

La bioenergia è già oggi la fonte energetica rinnovabile più utilizzata in Europa: rappresenta il 10,3% del consumo energetico e genera più di 700.000 posti di lavoro (in particolare in zone interne e rurali). L'eccessiva semplificazione di una catena del valore complessa e composita non provoca solo un effetto dannoso sul settore, ma rischia di inficiare lo sforzo dell'UE per realizzare quella transizione energetica verso le fonti rinnovabili che oggi non è più possibile rinviare.
Bioenergy Europe risponde poi punto per punto alle affermazioni del Guardian, soffermandosi su questi aspetti.


La legislazione UE
La direttiva sulle energie rinnovabili (REDII) stabilisce criteri di sostenibilità molto stringenti per il settore delle bioenergie. La bioenergia è l'unica fonte energetica che deve soddisfare criteri così rigorosi che vanno dalla tutela del suolo al controllo delle emissioni di CO2. Si tratta di una legislazione unica nel suo genere, che funziona perché tutta la filiera produttiva ha compreso come tali criteri possano rafforzare e garantire un ruolo importante per la bioenergia nel futuro, a patto di continuare ad investire per rendere questa fonte energetica sempre più pulita ed efficiente.
    
Uso arbitrario del termine “albero intero” (“whole tree”)     
Nell’inchiesta si fa riferimento a come la direttiva REDII abbia classificato la biomassa legnosa come fonte energetica rinnovabile a prescindere che provenga da residui o scarti di produzione o da “alberi interi”. L’uso di questo termine dà l'impressione che non esistano controlli sull'approvvigionamento della biomassa, e sul taglio dei fusti, semplificando eccessivamente un processo delicato e complesso. L'Europa e gli Stati membri dispongono invece di regole ben precise sulla silvicoltura: non tutti gli alberi possono essere raccolti e quelli che possono esserlo non necessariamente sono adatti alla produzione di energia.
    
Gestione forestale sostenibile
Un altro aspetto evidenziato da Bioenergy Europe sono le pratiche di diradamento e di gestione forestale sostenibile e la loro capacità di massimizzare la crescita di boschi e foreste, consentendo ai silvicoltori di concentrarsi su un numero inferiore di fusti di qualità superiore, continuando a immagazzinare e sequestrare il carbonio e riducendo al contempo il rischio di disturbi naturali come incendi e infestazioni di malattie e parassiti.

Il settore delle bioenergie “brucia gli alberi” per creare energia
Il rapporto suggerisce che l'aumento della domanda di biomassa legnosa negli ultimi anni sia la forza trainante della deforestazione; un’affermazione che trascura ampiamente la realtà europea. L'uso della bioenergia è sì aumentato nel corso dei decenni, per la maggior parte sotto forma di biomassa legnosa (69%), tuttavia, secondo gli ultimi dati FAO, le foreste europee sono aumentate del 47% dal 1990 e tra il 1990 e il 2020 la copertura forestale ha guadagnato in media 482.000 ettari ogni anno. Una superficie equivalente a 1,3 campi da calcio ogni minuto. A fronte di questa crescita, la percentuale di asportazione di legno a fini energetici è rimasta stabile negli anni, a dimostrazione di come la bioenergia non sia la forza trainante della raccolta forestale. L’aumento dell’uso della bioenergia è stato invece reso possibile grazie al migliore utilizzo dei residui provenienti da altre industrie forestali. In questo senso, il settore è un esempio di bioeconomia efficace, che presenta indubbi vantaggi ambientali e socio-economici e realizza cicli virtuosi di valorizzazione degli scarti.

Le emissioni delle biomasse sono peggiori di quelle dei combustibili fossili
L’inchiesta sostiene inoltre che quella di "bruciare gli alberi" sia una pratica che produce più anidride carbonica rispetto a quella di bruciare combustibili fossili. C'è però una differenza fondamentale tra le due emissioni. L’impiego di combustibili fossili ha l'effetto negativo di introdurre carbonio nell'atmosfera terrestre alterandone il ciclo naturale, poiché i serbatoi naturali di assorbimento non hanno la capacità diassorbire l'eccesso di carbonio contenuto nei combustibili fossili, prodotto nel corso di milioni di anni. Quando invece la biomassa proviene da foreste in cui gli stock di carbonio sono stabili o in aumento, come nel caso europeo, le emissioni della bioenergia al momento della combustione sono compensate dalla crescita delle foreste in cui è stato prodotto il combustibile. Ciò qualifica la biomassa come una risorsa energetica rinnovabile e a zero emissioni di carbonio: la CO2 emessa bruciando la biomassa per la produzione di energia è infatti pari alla quantità di anidride carbonica assorbita in precedenza dalla biomassa in fase di crescita.

L’importanza di curare boschi e foreste
Lasciare i residui forestali a terra, destinati ad un lento processo di degradazione, come suggerito nell'articolo, sarebbe una pratica quantomai assurda e anti-economica: in tal caso la CO2 finirebbe ugualmente dispersa nell'atmosfera, senza però la possibilità di sfruttare la bioenergia del legno per la produzione di calore o elettricità. L’energia proveniente dalle biomasse sostiene attualmente quasi il 60% di tutto il consumo di energia rinnovabile nell'UE e per diversi Stati membri, rappresenta un elemento indispensabile per la transizione dai combustibili fossili.