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POLITICA 31-05-2021

Necessario e urgente decarbonizzare il settore del riscaldamento

Con la metanizzazione delle aree montane si allontanano gli obiettivi europei e si frena lo sviluppo delle filiere locali

AIEL esprime preoccupazione in merito ai rischi derivanti dalla metanizzazione delle aree montane prevista in alcuni piani regionali, in particolare nelle province autonome di Trento e Bolzano e in Alta Valtellina. 

Secondo AIEL, gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea impongono un graduale abbandono delle misure di sostegno alle fonti fossili e agli interventi di metanizzazione, specialmente in quei contesti territoriali in cui sono disponibili soluzioni alternative a basso impatto ambientale, in grado di creare reddito e occupazione sul territorio.

In Italia il 60% delle emissioni climalteranti proviene dal settore del riscaldamento residenziale, per la quasi totalità a causa dell’impiego di fonti fossili. Negli ultimi 30 anni le emissioni climalternati derivanti dal settore del riscaldamento si sono mantenute stabili intorno a 70 Milioni di tonnellate (Ispra, 2021) proprio a causa dell’elevata dipendenza dai combustibili fossili, rendendolo uno dei settori più difficili da decarbonizzare. 
È quindi necessario e urgente, partendo proprio dalle aree non metanizzate, sostituire le fonti fossili con le rinnovabili, biomassa legnosa inclusa, impiegata in impianti tecnologici moderni e performanti in grado  anche di migliorare la qualità dell’aria. La strategia energetica nelle zone rurali e montane dovrebbe fondarsi su piccoli-medio impianti centralizzati a biomassa legnosa, impianti di micro e minicogenerazione, teleriscaldamento e calore di processo, ma anche sulle moderne stufe che, grazie ai progressi tecnologici degli ultimi anni, garantiscono alto rendimento, efficienza energetica e basse emissioni di particolato

Come richiamato da FIPER in una recente segnalazione ad ARERA, nelle aree marginali del paese (zone montane, insulari e/o a limitata densità abitativa), il ricorso alla metanizzazione non solo ritarda il raggiungimento dei vincolanti obiettivi di decarbonizzazione, ma si rivela una misura spesso inefficiente anche dal punto di vista economico
La filiera legno-energia può essere protagonista di una riconversione green dell’economia contrastando i fenomeni di povertà energetica che purtroppo caratterizzano anche il nostro paese, non solo nelle cosiddette aree marginali  – afferma Annalisa Paniz, Direttrice affari generali e relazioni internazionali di AIEL –. Fulcro delle nostre proposte è l’attuazione di filiere energetiche locali rinnovabili, per sostenere la crescita economica dei territori. L’uso sostenibile della risorsa “legno locale”, può ridurre in queste aree il tasso di dipendenza dalle fonti fossili, stimolare l’iniziativa economica e l’occupazione. Per farlo è importante supportare l’intera filiera, promuovendo lo sviluppo di imprese forestali moderne, migliorando i tassi di prelievo boschivi secondo il principio della gestione forestale sostenibile e dell’utilizzo “a cascata” del materiale forestale, cioè assicurando priorità nella gerarchia d’uso dei prodotti legnosi, privilegiando il materiale per la falegnameria, l’uso edilizio e industriale e a seguire la valorizzazione energetica. Un esempio virtuoso di economia circolare”. 

Utilizzare legna da ardere, pellet e cippato per il riscaldamento sia civile sia di piccole-medie imprese comporta anche benefici socio-economici per i territori, poiché innesca la creazione di filiere locali di approvvigionamento del biocombustibile legnoso. Questo significa nuove imprese e quindi indotto e posti di lavoro.

Uno studio condotto in Austria (Austrian Energy Agency, 2015) ha dimostrato che per riscaldare una casa con il legno sono necessarie 23 ore di lavoro locale all’anno, mentre con i combustibili fossili questo dato si abbassa a 3 ore all’anno nel caso del gasolio e a 1,5 ore/anno nel caso del metano. Nonostante il patrimonio forestale italiano sia cresciuto in modo consistente negli ultimi 50 anni, arrivando oggi ad occupare il 38% del territorio, è necessario programmare una sua gestione più accorta e intelligente: gli utilizzi rappresentano meno del 30% della crescita annua dei boschi, una quota ben al di sotto della media europea (RAF, 2019) che se aumentata contribuirebbe a ridurre le importazioni dall’estero. 

Le bioenergie impiegate nel settore del riscaldamento residenziale in forma di legna da ardere e pellet sono già oggi la principale fonte energetica rinnovabile impiegata nel nostro Paese, ma molto si può ancora fare per una migliore valorizzazione del patrimonio boschivo nazionale, investendo sul taglio boschivo e la prima lavorazione, e soprattutto sulle filiere corte. 

L’energia dal legno offre al nostro Paese una soluzione matura e affidabile, prontamente disponibile, conveniente ed efficiente con cui raggiungere gli obiettivi energetici e di decarbonizzazione e realizzare la cosiddetta transizione ecologica, grazie all’impiego di tecnologie avanzate – conclude Domenico Brugnoni, Presidente di AIEL –. Per questo la nostra Associazione si è fatta portavoce di una strategia basata su un intelligente mix energetico rinnovabile che consenta di raggiungere gli obiettivi energetici e climatici, decarbonizzare i consumi, salvaguardare la qualità dell’aria promuovendo soluzioni alternative a basso impatto ambientale che creano reddito e occupazione sul territorio. Una transizione energetica giusta serve a garantire che il passaggio ad un'economia climaticamente neutra avvenga in modo equo e non “lasci indietro nessuno”.