Piano REPowerEU: occasione mancata per ridurre la dipendenza dagli approvvigionamenti energetici esteri
Alla luce di quanto sta accadendo nello scenario energetico internazionale, il piano REPowerEU recentemente presentato dalla Commissione Europea e che si pone l’obiettivo di garantire ai cittadini europei “un’energia più sicura, sostenibile e a prezzi più accessibili" è, purtroppo, un’altra occasione mancata per ripensare radicalmente e velocemente il modello energetico europeo, attraverso una autentica promozione delle energie rinnovabili, dell’efficienza e del risparmio energetico con l’obiettivo di diversificare gli approvvigionamenti, ridurre le speculazioni e svincolare l’Europa dalla dipendenza dalle forniture estere.
Lo afferma AIEL in una nota in cui esprime il proprio rammarico nel constatare che, nonostante le intenzioni di passare alle fonti rinnovabili “alla velocità della luce”, come affermato da Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo e responsabile del Green Deal europeo, da un lato le bioenergie sono state deliberatamente escluse dal piano nonostante il ruolo che rivestono nella riduzione della dipendenza dagli approvvigionamenti, e dall’altro che la principale proposta strategica sia la diversificazione delle forniture di gas e l’elettrificazione dei consumi energetici.
“Rispondere a una crisi come quella sotto gli occhi di tutti – commenta Annalisa Paniz direttore generale di AIEL – con una strategia utopistica basata sulla diversificazione delle forniture di gas e sull’elettrificazione dei consumi dimostra ancora una volta la miopia delle scelte di programmazione energetica dell’Europa. Per molti Paesi europei, Italia in primis, la produzione elettrica invernale è fortemente dipendente dal gas e dagli altri combustibili fossili. Quindi, puntare esclusivamente sull’elettrificazione dei consumi senza prevedere una diversificazione delle fonti di approvvigionamento nell’ambito di un mix energetico rinnovabile, in cui i biocombustibili legnosi possono giocare un ruolo cruciale nello sviluppo di un’economia sostenibile e pulita, rischia di esporre nuovamente i cittadini europei e italiani a pericolose e repentine fluttuazioni di mercato”.
La dipendenza energetica dell’Unione Europea – continua la nota di AIEL – rappresenta da troppo tempo una criticità oggi non più accettabile. Inoltre, escludere la principale fonte energetica rinnovabile dal quadro programmatico europeo non si può giustificare.
Le bioenergie sono già oggi la principale fonte energetica rinnovabile impiegata in Italia e in Europa e offrono una soluzione matura e affidabile, prontamente disponibile, programmabile, conveniente ed efficiente con cui raggiungere gli obiettivi energetici e di decarbonizzazione. Oggigiorno, le bioenergie in Italia contribuisco a produrre il 43% dell’energia rinnovabile e l’8% dei consumi energetici totali con benefici occupazionali e ambientali di valenza strutturale. Il settore bioenergetico in Europa genera quasi un milione di posti di lavoro, più di ogni altra energia rinnovabile, e in Italia oltre 70.000.
Sul fronte industriale le tecnologie per la valorizzazione energetica sono largamente diffuse e immediatamente disponibili, prodotte soprattutto da aziende europee. L’Italia, in particolare, è un riferimento per ricerca e sviluppo tecnologico ed è leader del mercato europeo e internazionale sia per le tecnologie sia per la componentistica. Inoltre, le moderne tecnologie allo stato della tecnica, nel riscaldamento domestico a legna, pellet e cippato, possono raggiungere fattori di emissione di poche decine di grammi per GJ di energia termica prodotta e nei casi migliori (tecnologie ad emissioni “quasi zero”) si arriva a pochi grammi per GJ. L’introduzione massiccia di queste tecnologie cambierà radicalmente il peso delle biomasse nelle emissioni di particolato primario.
Sul fronte della produzione delle biomasse legnose, i biocombustibili legnosi rappresentano, inoltre, un’opportunità di sviluppo e di presidio del territorio. La filiera legno-energia permette di operare nel quadro di una politica di gestione forestale maggiormente integrata con le esigenze di transizione ecologica e di mercato vigenti, anche rispetto al rilancio del legno come materiale fondamentale nel processo di transizione verde. Un maggior utilizzo della risorsa forestale, anche nell’ambito di quanto stabilito dalla Strategia Forestale Nazionale, contribuirebbe non solo a ridurre le importazioni dall'estero ma anche ad assicurare l’autosufficienza, garantendo la resilienza e la sussistenza di catene di fornitura nazionali, a sostegno anche dei comparti produttivi. Incentivare la produzione di legname a livello nazionale permetterebbe, inoltre, di disporre di più materiale di alta qualità per costruzioni e arredo e una maggiore quota interna di scarti e sottoprodotti per produrre pellet e cippato. Per tali ragioni la filiera foresta-legno deve essere considerata nel suo complesso, con un approccio sistemico ed integrato, investendo su di essa per garantire un’economia wood-based.
“Considerando le risorse attualmente a disposizione – spiega ancora Annalisa Paniz – è possibile puntare ad un obiettivo di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da bioenergia, contro gli attuali 7 Mtep, di cui 8,5 Mtep da biomasse legnose, pari a circa 146 GW di potenza installata. Questo significa che con le bioenergie è possibile potenzialmente sostituire oltre 4 milioni di caldaie ad uso domestico alimentate a fonte fossile, portando le bioenergie a coprire fino al 68% dell’energia da FER nel settore termico e fino al 37% dei consumi termici finali. Auspichiamo – conclude Paniz – che si attuino politiche energetiche coraggiose, proporzionate alle sfide derivanti da questa disastrosa crisi energetica le cui conseguenze colpiranno duramente tutti i settori economici. In questo scenario, la transizione energetica e il ricorso a un intelligente mix energetico rinnovabile possono rappresentare il traino per la crescita economica di cui abbiamo bisogno”.
Purtroppo, oggigiorno, le bioenergie sono oggetto di una ben strutturata campagna di disinformazione a livello europeo che, poggiando su basi scientifiche e metodologiche tutte da verificare, non tiene conto dei differenti contesti territoriali, delle filiere integrate e virtuose e del ruolo sociale e di lotta alla povertà energetica che i biocombustibili legnosi possono contribuire a risolvere, “facendo di tutta l’erba un fascio”, minando la credibilità e il ruolo di quella che è un’alternativa sicura, sostenibile e a prezzi accessibili
La produzione di energia termica dal legno ha tutte le potenzialità per risolvere i problemi climatici e di qualità dell’aria, inserendosi sostenibilmente nel mix energetico. Confidiamo che i cittadini italiani ed europei possano operare scelte più lungimiranti di coloro che sono chiamati a redigere le politiche energetiche.