Nuove direttive Ue sulle rinnovabili: la strada verso la decarbonizzazione è tracciata
Annalisa Paniz - AIEL
Dopo l’accordo sulle rinnovabili trovato nella notte fra il 13 e il 14 giugno con un obiettivo del 32% al 2030 vincolante a livello europeo, il 19 e il 20 giugno Consiglio dell'Ue, Parlamento europeo e Commissione hanno raggiunto l'accordo finale anche su altre due importanti pilastri del Clean Energy Package emanato a novembre 2016: le nuove Direttiva sull'efficienza energetica e la Direttiva sulla governance dell’Unione dell'Energia.
Gli accordi raggiunti significano che quattro delle otto proposte legislative del pacchetto Clean Energy Package - Energia pulita per tutti gli europei sono state concordate dai colegislatori. Dopo l'accordo del 19 giugno sull'efficienza energetica e gli accordi del 14 giugno e 14 maggio rispettivamente sulla direttiva sulle energie rinnovabili e la direttiva sul rendimento energetico degli edifici, il 20 giugno si è infatti chiuso anche l’accordo sulla Governance.
Questi quattro atti legislativi integrano la revisione dell’Emissions Trading System e del Effort Sharing Regulation and the Land Use Change and Forestry Regulation (LULUCF) anch'essi adottati all'inizio di quest'anno. L'impulso verso il completamento dell'Unione dell'energia e la lotta al cambiamento climatico sono in corso e la strada europea al 2030 per il settore delle rinnovabili è stata quindi tracciata. Tuttavia, non va dimenticato che il percorso di decarbonizzazione è appena iniziato e che l’Europa sta ancora lavorando su alcuni importanti provvedimenti che vedranno la luce nei prossimi mesi.
I CONTENUTI DELLA DIRETTIVA RED II, RENEWABLE ENERGY DIRECTIVE PER IL NOSTRO SETTORE
Nella notte fra il 13 e il 14 giugno è stato raggiunto l’accordo tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo in merito alla nuova Direttiva sulle fonti rinnovabili (la c.d. RED II, Renewable Energy Directive). Uno dei principali risultati, certamente quello politicamente più rilevante, è stato l’innalzamento del target vincolante sul contributo delle rinnovabili alla copertura dei consumi finali di energia al 2030, passato dal 27%, proposto dalla Commissione Europea nella proposta di novembre 2016, al 32%.
Sugli esiti dell’accordo, per nulla scontati fino a pochi giorni prima dell’ultimo trilogo , hanno pesato in positivo le recenti dichiarazioni dei nuovi governi di Spagna e Italia. In particolare, il nuovo Governo italiano, attraverso le parole dello stesso Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio, si è schierato in modo deciso in favore della posizione espressa dal Parlamento europeo (35%). Ha pesato anche, ma in negativo, la recente presa di posizione del Ministro tedesco dell’energia, contrario a qualsiasi proposta al di sopra del 32%, fortemente criticata da importanti associazioni ambientaliste.
L'obiettivo del 32% di energie rinnovabili al 2030 rappresenta sicuramente un buon compromesso fra le proposte in gioco e un significativo miglioramento rispetto alla proposta iniziale presentata a novembre 2016 (27%) basata su un quadro di partenza non aggiornato e riferito al 2014. Per capire la portata dell’accordo basta pensare che al 2030 un terzo della domanda complessiva di energia dovrà provenire da fonti rinnovabili. Inoltre, la clausola di revisione prevista al 2023 (obbligatoriamente al rialzo) ci permette di non escludere che il target possa crescere ancora.
Tuttavia, secondo gli esperti, l’obiettivo indicato manca di vera ambizione non garantendo da un lato all'Unione europea di aggiudicarsi il ruolo di leader mondiale nel settore delle rinnovabili e dall’altro non consentendo un percorso coerente con i requisiti degli obiettivi di mitigazione del clima stabiliti nell'Accordo di Parigi. L’obiettivo del 45% è stato riconosciuto dai principali esperti mondiali come il valore per garantire all'UE di poter contribuire con il 55% di riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030 a rimanere al di sotto dei 2°C di innalzamento della temperatura. Inoltre, il settore energetico europeo dovrà essere completamente decarbonizzato entro il 2050 per raggiungere l'obiettivo di mantenere l'aumento medio della temperatura globale al di sotto di 1,5 °C.
In ogni caso questo accordo costituirà per molti paesi, non ultimo l’Italia, uno stimolo verso una decisa accelerazione della diffusione delle rinnovabili non solo nel comparto elettrico, ma anche in quello termico e dei trasporti. Infatti, il nuovo target europeo rappresenterà per il nostro paese un valore superiore in termini percentuali rispetto al 32%.
Non meno importante è l’accordo raggiunto per il segmento del Riscaldamento e Raffrescamento per il quale è stato stabilito che gli stati membri dovranno sforzarsi di aumentare di anno in anno le loro quote rinnovabili dell'1,3% a partire dal valore riferito al 2020.
Per la prima volta inoltre sono stati introdotti criteri di sostenibilità per le biomasse solide che saranno applicati ad impianti con potenza termica pari o superiore a 20 MW. L'approccio garantisce che la biomassa sia prodotta in modo sostenibile e legale, indipendentemente dalla sua origine geografica, considerando anche gli impatti sulla qualità del suolo e sulla biodiversità. Agli Stati membri è consentito tuttavia la possibilità di fissare criteri di sostenibilità più elevati e applicarli a impianti con potenza inferiore. Potrebbe quindi non esservi piena armonizzazione dei criteri adottati a livello europeo.
Oltre ai criteri di sostenibilità gli impianti a biomassa per la produzione elettrica e termica (anche raffrescamento) dovranno dimostrare di garantire un risparmio dei gas effetto serra (GHG saving) del 70% dal 2021 e dell'80% dal 2026. Inoltre, nel caso di impianti alimentati da combustibili legnosi derivanti da sottoprodotti o da residui di lavorazione del legno non direttamente derivanti da lavorazioni forestali (es. pellet) non saranno applicati i criteri di sostenibilità precedentemente riportati ma unicamente i criteri di risparmio dei gas effetto serra.
I nuovi impianti che producono energia elettrica in cogenerazione dovranno operare in regime di cogenerazione ad alto rendimento (CHP) mentre nel caso di impianti che producono solo energia elettrica (non in CHP), le installazioni tra 50 MW e 100 MW dovranno soddisfare i criteri BAT (Best available technologies) e gli impianti da 100 MW dovranno avere un'efficienza elettrica netta di almeno il 36%. I combustibili fossili non potranno poi essere il principale combustibile, escludendo la co-combustione delle biomasse nelle centrali elettriche a carbone.
In termini di sostenibilità dovranno anche essere soddisfatti i criteri derivanti dal LULUCF (Land-use, Land-use change and forestry) già inclusi nell’Accordo di Parigi.
Ricordiamo, infine, che l’accordo include anche aspetti che non riguardano direttamente il nostro settore, a cominciare dal nuovo obiettivo per il settore trasporti, che al 2030 dovrà soddisfare il 14% del proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili garantendo una quota di biocombustibili di seconda generazione, non in competizione con la produzione alimentare, del 3,5% e soprattutto mantenendo invariati i livelli attuali dei biocombustibili di prima generazione e di olio di palma importato, il cui utilizzo dovrà essere annullato da qui al 2030.
Nell’accordo anche delle proposte interessanti per promuovere la generazione distribuita e l’autoconsumo (power to prosumers), e in particolare l’esclusione dal pagamento degli oneri di rete per impianti da fonti rinnovabili in autoconsumo di piccola taglia (fino a 25 kW). La nuova direttiva riconoscerà il diritto dei cittadini e delle energy community a produrre, consumare, stoccare e vendere l’energia a prezzi di mercato, senza essere sottoposti a tasse o regolamentazioni discriminatorie.
Infine, è stato stabilito di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 40% entro il 2030 rispetto al livello del 1990. Tuttavia, l’Europa potrebbe aumentare il suo impegno per tagliare le emissioni climalteranti, grazie ai nuovi obiettivi sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica (vd. sotto) appena concordati. Infatti, per la prima volta, il commissario UE per l’Energia e il Clima, Miguel Arias Cañete, ha parlato di ridurre l’anidride carbonica rilasciata in atmosfera del 45% nel 2030. L’idea di rafforzare ulteriormente la politica “verde” è stata inserita dal commissario nel suo discorso d’apertura al secondo Ministerial on Climate Action (MoCA) tra Canada, Cina e Unione Europea, che si è svolo a Bruxelles il 20 e il 21 giugno, dopo il primo incontro di settembre 2017 in terra canadese.
I CONTENUTI DELLA DIRETTIVA ENERGY EFFICIENCY PER IL NOSTRO SETTORE
Il 19 giugno Parlamento, Commissione e Consiglio si sono accordati su un obiettivo di risparmio energetico pari al 32,5% al 2030 (espresso in termini di riduzione dei consumi rispetto allo scenario di riferimento), giusto a metà strada tra le rispettive posizioni negoziali (35% e 30%). Il testo condiviso pone tuttavia un obiettivo non vincolante a differenza di quello sulle rinnovabili, malgrado la volontà del Parlamento e, come per la quota delle rinnovabili, è prevista una revisione al 2023, che potrà essere solo al rialzo.
Inoltre, come richiesto dal Consiglio, è stato concesso agli Stati membri di scegliere se la riduzione dei consumi dovrà essere raggiunta rispetto ai consumi di energia primaria e/o ai consumi finali di energia.
Si può parlare dunque di un compromesso al ribasso e anche in questo caso l’obiettivo al 2030 è lontano dal 40% indicato come traguardo minimo per mantenere gli impegni dell’Accordo di Parigi.
I CONTENUTI DELLA DIRETTIVA SULLA GOVERNANCE
Dopo aver raggiunto il compromesso sull’efficienza, il trilogo ha affrontato il regolamento sulla governance dell’Unione dell'Energia. Le bozze dei Piani nazionali energia e clima al 2030, prevede l’accordo, dovranno essere presentati dagli Stati entro il 31 dicembre di quest’anno. Ci sarà poi un anno di tempo per finalizzare i piani secondo le indicazioni della Commissione.
Secondo il meccanismo detto del “gap filling” Bruxelles sarà obbligata a fornire raccomandazioni agli Stati, se i loro programmi saranno incoerenti con le tre tappe intermedie fissate per le rinnovabili. Il fine è tracciare una sorta di traiettoria che, in assenza di obiettivi nazionali specifici, gli Stati membri dovranno collettivamente seguire per raggiungere gli obiettivi al 2030 su rinnovabili ed efficienza. I paesi dell’UE dovranno dunque raggiungere il 18% degli obiettivi entro il 2022, il 43% entro il 2025%, il 65% entro il 2027 e ovviamente il 100% entro il 2030. La Commissione Europea potrà così monitorare a intervalli regolari il contributo di ciascuno Stato membro e prendere i necessari provvedimenti affinché non si verifichino casi di free-riding.
Sull'efficienza energetica invece le raccomandazioni della Commissione non saranno obbligatorie ma a discrezione dell'esecutivo europeo.
Infine, oltre ai Piani nazionali energia e clima 2030, i membri Ue dovranno presentare, entro il 31 dicembre 2019, anche dei documenti con orizzonte al 2050.
I PROSSIMI PASSI DELL’UNIONE EUROPEA
A seguito degli accordi politici, i testi delle direttive dovranno essere formalmente approvati dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Una volta approvati da entrambi i colegislatori nei prossimi mesi, le direttive aggiornate saranno pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell'Unione ed entreranno in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione. Gli Stati membri dovranno recepire i nuovi elementi delle direttive nella legislazione nazionale 18 mesi dopo la sua entrata in vigore.
La Commissione dal canto suo presenterà entro il 1° aprile 2019 una proposta aggiornata per la strategia energetico-climatica Ue al 2050.
LA POSIZIONE DI AIEL
Bisognerà ora capire che tipo di impatto avranno le nuove Direttive sugli strumenti e sulle normative esistenti, a cominciare dalla Strategia energetica nazionale del 2017, strutturata attorno ad un contributo delle rinnovabili al 2030 del 28-30% e che di fatto viene superata dopo pochi mesi dalla sua presentazione. Allo stesso modo il Piano energia e clima, in corso di elaborazione e che dovrà essere presentato a fine 2018.
È quindi ora necessario e urgente che il Governo italiano, con la stessa incisività dimostrata a Bruxelles, avvii concretamente quanto stabilito dall’Europa, adottando quei provvedimenti che consentano di incrementare lo sviluppo delle rinnovabili nel settore elettrico, dei trasporti e anche del riscaldamento in linea con gli impegni assunti.
Il settore del riscaldamento, in particolare a scala domestica, rappresenta il primo segmento in termini di consumo di energia primaria. Fra tutte le rinnovabili impiegate nel nostro paese la quota più rilevante (50%) è proprio impiegata per il riscaldamento. Non possiamo infine trascurare che attualmente il 67% dell’energia termica rinnovabile è prodotta proprio dalle biomasse solide.
“AIEL, consapevole che allo stato attuale le biomasse costituiscono circa un terzo di tutta l’energia rinnovabile prodotta nel nostro paese, si dichiara disponibile alla più ampia collaborazione con il Governo, il Parlamento e le altre istituzioni nazionali per contribuire a tracciare una strategia energetica nazionale che tenga conto dei nuovi obiettivi europei e basata sul mix energetico”, afferma Marino Berton, Direttore Generale dell’Associazione. “Come rappresentati della prima fonte energetica rinnovabile impiegata nel settore del riscaldamento possiamo contribuire ancora molto al raggiungimento degli obiettivi fissati a Bruxelles. Lo facciamo però con la consapevolezza e la responsabilità di dover ridurre il nostro impatto sulla qualità dell’aria. Vogliamo ridurre del 70% le emissioni legate al riscaldamento domestico a biomassa entro il 2030. Il protocollo firmato da AIEL con il Ministero dell’Ambiente il 15 giugno pone le basi affinché questo impegno sia realizzabile anche in funzione dei nuovi scenari europei” aggiunge Domenico Brugnoni, Presidente di AIEL.
I PRINCIPALI CONTENUTI DELLE DIRETTIVE IN PILLOLE
Quota di riduzione di CO2. Obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2030.
Quota di rinnovabili. Obiettivo vincolante di raggiungere la quota di energie rinnovabili del 32% entro il 2030. L’obiettivo è vincolante a livello europeo ma non per i singoli stati membri, i quali a seconda del loro punto di partenza avranno uno specifico obiettivo nazionale.
Quota per riscaldamento e raffrescamento. Gli stati membri dovranno sforzarsi di aumentare di anno in anno le loro quote rinnovabili dell'1,3% a partire dal valore riferito al 2020.
Quota di rinnovabili nel settore dei trasporti. Obiettivo di raggiungere il 14% entro il 2030 con l’eliminazione dell’olio di palma.
Criteri di sostenibilità per le biomasse solide. Applicati a impianti per la produzione di elettricità, riscaldamento e raffrescamento con potenza termica pari o superiore a 20 MW. Gli stati membri possono introdurre criteri di sostenibilità più restrittivi e applicarli a impianti con potenza nominale inferiore.
Riduzione delle emissioni climalteranti. Il risparmio di emissioni di gas a effetto serra per impianti che impiegano biomasse solide per elettricità, riscaldamento e raffrescamento deve essere almeno del 70% dal 2021 e dell'80% dal 2026.
Requisiti per impianti per la produzione di energia elettrica da biomasse solide. I nuovi impianti di cogenerazione devono essere solo alto rendimento. Gli impianti che producono solo energia elettrica con potenza tra 50 MW e 100 MW devono soddisfare i criteri BAT (Best available technologies). Gli impianti da 100 MW devono avere un'efficienza elettrica netta di almeno il 36%.
Quota di risparmio energetico. Obiettivo non vincolante di efficienza energetica pari al 32,5% al 2030.
Governance. Gli stati membri dovranno presentare i “Piani nazionali energia e clima al 2030” entro il 31 dicembre 2018. Bruxelles dovrà fornire raccomandazioni agli Stati se i loro programmi saranno incoerenti con le tre tappe intermedie fissate per le rinnovabili (18% degli obiettivi entro il 2022, 43% entro il 2025%, il 65% entro il 2027). Gli stati membri dovranno poi presentare i “Piani nazionali energia e clima al 2050” entro il 31 dicembre 2019.